I fratelli Trovato e il nuovo Arnolfo
Nel contadino non più giovane che pianta un olivo c’è un messaggio facile da cogliere. Quello che fa non è solo per sé stesso è un lascito. Ho pensato a questo quando ho visto il nuovo ristorante Arnolfo che Gaetano Trovato e famiglia hanno voluto a poche centinaia di metri dal vecchio. Qui non staremo a discutere della bellezza, della forma architettonica, dei materiali scelti e della straordinaria tecnologia che anima le cucine. Qui è importante soffermarsi sui tempi e sui modi. Gaetano non è più un ragazzo e ha pensato questo ristorante qualche anno fa, poco prima della pandemia. Lo ha fatto nascere, tra difficoltà solo immaginabili, nel pieno della crisi pandemica e poi di quella energetica quando più che di aperture si sentiva parlare di chiusure. Un investimento gigantesco perché su nulla, ed è evidente, si è voluto risparmiare. Un “monumento gastronomico” l’ha chiamato Gaetano lanciando una simpatica stilettata a chi non ha più voglia di investire sull’architettura. E un lascito, figurato ovviamente, a quella brigata fatta di giovani e giovanissimi che ieri lanciava felice i cappelli in aria. C’era un entusiasmo alla presentazione che ha presto superato la barriera della cucina per contagiare gli ospiti, giornalisti e produttori. Una bella festa, un riconoscimento alla bellezza e al coraggio, anzi alla bellezza del coraggio che illumina questi tempi bui.
Ph Luca Managlia