L’imballaggio è spesso il primo contatto tra prodotto e consumatore. Ma oggi non basta più che sia bello: deve anche essere responsabile. Il packaging sostenibile è diventato una priorità per aziende, designer e startup, sempre più impegnati nella ricerca di materiali alternativi, soluzioni circolari e riduzione dell’impatto ambientale.
Tra le innovazioni più interessanti ci sono i materiali biodegradabili e compostabili, ottenuti da fonti rinnovabili come amido di mais, fibre vegetali, scarti agricoli o funghi. Questi materiali, se smaltiti correttamente, si degradano in tempi brevi senza lasciare microplastiche. Il PLA, ad esempio, è un polimero derivato dal mais che si usa per bicchieri, vaschette e pellicole. Ma sempre più startup stanno sperimentando soluzioni più avanzate, come packaging a base di micelio (la parte sotterranea dei funghi), carta riciclata impermeabilizzata con cera vegetale, o pellicole commestibili.
L’innovazione corre, ma anche la normativa fa la sua parte. In Europa, il nuovo Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio punta a ridurre il volume degli imballaggi non necessari, incentivare la ricarica e vietare quelli non riciclabili entro il 2030. In Italia, molte aziende hanno già avviato percorsi di transizione, spinte sia da obblighi di legge che da una domanda più consapevole.
Oggi il packaging è anche uno strumento di comunicazione: scegliere materiali sostenibili non è solo una scelta tecnica, ma un messaggio chiaro al cliente. Ridurre, riutilizzare, compostare non sono più slogan, ma azioni concrete. E la sfida non è solo trovare l’alternativa giusta, ma ripensare l’intero ciclo di vita del prodotto, dall’origine al post-consumo.